Il concetto di condominio minimo ai fini del Superbonus 110 è stato finalmente chiarito dall’AdE.
Il condominio minimo, così definito per rappresentare un beneficiario particolare del Superbonus 110, ha generato non poca confusione.
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È stato quindi necessario un chiarimento dell’Agenzia delle Entrate che con la risposta n° 665 del 6 ottobre scorso ha così definito il condominio minimo:
«Si può parlare di condominio minimo in presenza di un edificio composto da un minimo di 2 condomini ad un massimo di 8»
In questo contesto valgono le norme civilistiche sul condominio, ad eccezione delle seguenti:
- Non è necessaria la nomina di un Amministratore né l’apertura di un conto corrente intestato al condominio.
- Non è necessario un regolamento di condominio.
Limiti di spesa per il Superbonus nel condominio minimo
L’Agenzia delle entrate ha chiarito anche il calcolo del limite di spesa in questo caso particolare, stabilendo che il limite di spesa va moltiplicato per le unità abitative che compongono l’edificio tenendo conto anche delle pertinenze.
Prendendo ad esempio gli interventi di coibentazione con limite di spesa fissato a 40.000 €, quest’ultimo va moltiplicato per il numero di unità abitative, incluse le pertinenze.
Cosa succede in caso di paralisi decisionale
Il caso dei condomini minimi è quello che si presta maggiormente a paralisi decisionale per ovvi motivi.
Si prenda ad esempio un edificio con due condomini (anche titolari di quote diseguali), uno dei quali intende ottenere il Superbonus, mentre l’altro non è intenzionato ad acconsentire agli interventi. La legge qui stabilisce che per l’avvio dei lavori è necessaria l’unanimità.
È possibile però che uno dei due condomini, interessato agli interventi trainati sulla sua unità abitativa, si faccia carico dell’intera spesa per l’intervento trainante (e con essa la responsabilità di quest’ultimo), favorendo così l’approvazione da parte del secondo condomino.
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